Riforma della previdenza: a che punto siamo?

A inizio 2023 la Cassa aveva trasmesso ai ministeri vigilanti il testo della proposta di riforma previdenziale.
La legge prevede un termine di 180 giorni per la risposta ma la richiesta di documenti integrativi da parte dei Ministeri ha interrotto questo termine e ha fatto sì che la pronuncia da parte degli organi vigilanti arrivasse all’ultimo giorno dell’anno (il 29 dicembre in pomeriggio).

Una risposta nella quale si dice che la riforma è parzialmente approvata.

Parzialmente perché vengono approvati tutti gli articoli che prevedono un aumento degli oneri a carico degli iscritti ma vengono bocciati tutti gli articoli che prevedono invece dei vantaggi.

Nella sostanza, però, le questioni di rilievo sono due.

✔️ La prima riguarda l’abbassamento dei contributi minimi, che ridurrebbe le entrate finanziarie dell’ente,
✔️ la seconda la modalità di passaggio al sistema contributivo. La riforma, infatti, prevedendo tre categorie di iscritti con differente accesso al contributivo, prolungherebbe la permanenza nel sistema retributivo per i professionisti con maggiore anzianità mentre per i ministeri vigilanti il passaggio al contributivo dovrebbe essere il più veloce possibile.

Su questi temi si dovranno confrontare nei prossimi mesi i Delegati della Cassa per recepire le eccezioni sollevate. Nell’attesa, però, ci sono due certezze:
👉 la riforma non entrerà in vigore fino al 2025
👉 tutti gli iscritti rimarranno anche per quest’anno in regime retributivo.

I prossimi mesi saranno, quindi, un periodo di attesa che però non modificherà la sostanza della riforma: il passaggio al calcolo contributivo con la conseguenza di pensioni più basse.

Questo spazio temporale prima dell’approvazione definitiva può essere sfruttato in modo diverso. Si può semplicemente aspettare il 2025 e “subire” le conseguenze della riforma, oppure si può preparare per tempo una risposta efficace alle modifiche e agli effetti della nuova disciplina, minimizzando gli sforzi finanziari e massimizzando il risultato finale.

Come diceva Darwin, per sopravvivere non bisogna essere forti, bisogna saper reagire al cambiamento.

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